Un manto di neve copre San Lorenzo Maggiore
Durante il mese di gennaio San Lorenzo Maggiore è stato ricoperto da un suggestivo manto di neve. Pubblichiamo le foto scattate da Gabriele Di Marzo che testimoniano questo evento.
Durante il mese di gennaio San Lorenzo Maggiore è stato ricoperto da un suggestivo manto di neve. Pubblichiamo le foto scattate da Gabriele Di Marzo che testimoniano questo evento.
(clicca per ingrandire)
Nella notte tra il 14 ed il 15 ottobre 2015 vi è stata pioggia incessante che ha provocato un ingrossamento del fiume Calore. E’ tracimato nelle zone basse della città di Benevento e in diversi punti del suo percorso lungo la Valle Telesina (probabilmente nei territori di Ponte, della Piana di San Lorenzo Maggiore, di Solopaca).
Pubblichiamo in questa pagina la foto dell’esondazione del fiume Calore lungo la prima parte del suo tragitto attraverso la Valle Telesina. La foto è stata scattata da San Lorenzo Maggiore nella mattinata del 15 ottobre.
Segnaliamo il concorso social “ViVintage Holiday Day” ideato da Lorenzo Fasulo, Fiorangelo Fasulo e Gabriele Di Marzo con lo scopo di promuovere il territorio laurentino attraverso l’utilizzo dei social network.
Il vincitore avrà l’opportunità di trascorrere una notte a San Lorenzo Maggiore insieme ad un’altra persona. La notte è quella tra l’11, serata in cui si terrà il concerto di Paolo Meneguzzi, e il 12 agosto.
Per maggiori informazioni e aggiornamenti visitate la pagina Facebook dedicata ViVintage Holiday.
PARROCCHIA DI SAN LORENZO MARTIRE – SAN LORENZO MAGGIORE
Celebrazioni della SETTIMANA SANTA 2015
29 marzo – DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
30 marzo – LUNEDI’ SANTO
31 marzo – MARTEDI’ SANTO
1 aprile – MERCOLEDI’ SANTO
2 aprile – GIOVEDI’ SANTO – CENA DEL SIGNORE
3 aprile – VENERDI’ SANTO – PASSIONE DEL SIGNORE
4 aprile – SABATO SANTO
5 aprile – PASQUA di RISURREZIONE DEL SIGNORE
AUGURI DI BUONA PASQUA A TUTTA LA COMUNITA’
Il Parroco – don Giovanni
L’Associazione Lamparelli, con il patrocinio del comune di San Lorenzo Maggiore, presenta la Mostra Fotografica “I Battenti del Venerdì Santo” di San Lorenzo Maggiore. La mostra si terrà nei locali dell’ex municipio, in piazza Antinora, e sarà inaugurata il 29 Marzo alle ore 19.30. Resterà aperta dal 2 Aprile fino al giorno di Pasqua (5 Aprile), dalle ore 18.00 alle 22.00.
La mostra nasce da un progetto dell’associazione Lamparelli volto alla riscoperta delle antiche tradizioni laurentine. Le ricerche, partite nel 2011 e non ancora del tutto concluse, hanno portato alla ricostruzione, seppur ancora parziale, di questa antichissima e sentita tradizione. L’esposizione fotografica, infatti, prende vita dalle numerose testimonianze di archivio ed orali, raccolte sotto forma di interviste ai molti fedeli che ne hanno memoria, e si incentra sulle molteplici e toccanti fotografie che nel corso degli anni molti appassionati fotografi e non hanno realizzato. L’invito è esteso, dunque, a quanti vogliano conoscere una delle tradizioni laurentine più sentita.
Quando parliamo di turismo con molta probabilità nel nostro paese si pensa solo a quello che io amo definire “Turismo di rientro”: in breve è quello che a San Lorenzo Maggiore avviene nel periodo estivo e in particolar modo nel mese di Agosto nel periodo della festa patronale. Proprio in questo lasso di tempo infatti, chi per svariati motivi è emigrato oltre i confini del nostro paese, ritorna per trascorrere qualche giorno in famiglia. Potremmo invertire la rotta però, cercando di valorizzare il patrimonio artistico-storico e sapendo innanzitutto che il territorio di San Lorenzo Maggiore è stato abitato sin dalla preistoria. Ne sono testimonianza i diversi ritrovamenti che nel XIX e XX secolo, sono stati fatti proprio nei territori di Limita, antico borgo che sorgeva vicino al Fiume Calore. In particolare la famosa mandorla di Challes, ritrovata attorno al 1915, proprio nel territorio tra San Lorenzo Maggiore e Guardia Sanframondi.
La mandorla di Challes, è una scheggia di quarzite levigata dall’uomo primitivo e usata prevalentemente per squartare e scuoiare animali. Il ritrovamento della mandorla, testimonia la presenza nel suddetto territorio dell’uomo già nell’età preistorica. Attualmente è custodita nel Museo della società antropologica di Parigi. Si potrebbe pensare ad un progetto che possa mirare a riportarla a San Lorenzo Maggiore anche per un periodo di tempo limitato. Potrebbe essere un punto di partenza per affiancare al “turismo di rientro”, che poco incide sia a livello economico che di immagine, un vero e proprio flusso turistico che possa concentrarsi almeno nei fine settimana. Sarebbe necessario al contempo però, creare un percorso condiviso con i comuni limitrofi, che possa prevedere ad esempio anche la visita ai ruderi del Castello di Limata e le zone del fiume Calore, che intorno all’anno 1000, rappresentavano un grande centro commerciale e di sviluppo. Non è certo facile ne tantomeno realizzabile in tempi brevi, ma credo il nostro Paese abbia tutte le possibilità almeno per provarci.
Nel 2017 ricorreranno 150 anni dalla morte dell’illustre monsignor Giovanni Rossi, nato esattamente 230 anni or sono a San Lorenzo Maggiore. Il suo nome è familiare ai Laurentini perché a lui è stata intitolata la strada che da qualche decennio collega via Santa Maria a via Castagna, costeggiando a meridione il centro abitato del nostro paese.
Le informazioni che seguono, sono state tratte dal libriccino Elogio di Monsignor Giovanni Rossi di Enrico Mandarini che è possibile scaricare direttamente cliccando sul link.
Nato nel 1785 a San Lorenzo Maggiore da Pasquale Rossi e da Angelarosa (o Angela Rosa) Bosco, per il suo animo buono e la propensione ad operare del bene, fu inviato dai genitori al Seminario di Cerreto.
“Dotato il Rossi di perspicace intendimento, di ingegno pronto, e di prodigiosa memoria, percorse ivi con alacrità l’arringo della bella letteratura.” (p. 6)
Non ancora ventenne si recò a Napoli per studiare filosofia, teologia, diritto civile e diritto canonico, medicina.
Quando rientrò a San Lorenzo Maggiore, volle diventare ecclesiastico e, ordinato sacerdote, divenne canonico della chiesa collegiale.
Per le sue grandi virtù, tuttavia, fu chiamato nel Seminario Telesino per insegnare “belle lettere”, filosofia e teologia morale.
Nel 1811 fu però richiamato a Napoli dove gli fu affidato il titolo di Custode della real Biblioteca (borbonica, oggi nazionale).
Si interessò di svariati argomenti e produsse una gran mole di scritti divenendo nel 1817 Scittore della medesima biblioteca.
Mostrò ineguagliabili capacità mnemoniche ed intellettive.
“Ma quello, che sembra quasi incredibile, è che nulla di quanto la gran mente del Rossi apprendeva dall’immensa lettura, a lui sfuggiva e dileguavasi. La sua prodigiosa memoria tutto riteneva: sicchè l’avresti udito non accennar soltanto il titolo dei libri, e i capitoli e le parti ch’essi contenevano, ma citarli eziandio senza errori e con precisione i paragrafi e le pagine, ove trattavasi di alcun particolar soggetto.” (p. 10)
Proprio in virtù di queste sue caratteristiche, nel 1826 gli fu affidato il compito di compilare un nuovo catalogo bibliografico. Il Rossi intraprese laboriosamente il compito, con impegno e sacrificio, perfezionando il primo volume costituito da circa 500 pagine per le prime due lettere dell’alfabeto.
Pubblicò diversi testi sulle più svariate materie ma si distinse per aver risolto brillantemente una controversia tra Telese ed Alife a favore di Telese “per la precedenza del titolo nell’unione dei due seggi vescovili”, dimostrando che era sede vescovile già con Fiorenzo Telesino a partire dal V secolo, versione poi confermata dal cardinale Angelo Mai, allora Prefetto della Biblioteca Vaticana.
Il risultato di questi suoi studi vennero pubblicati nell’opera “Catalogo dei Vescovi di Telese”.
Il Rossi ha il merito di aver riscoperto la figura di Gualtieri da Ocre, Gran Cancelliere dei regni di Sicilia e Gerusalemme sotto diversi sovrani.
“Ricco, com’era il Rossi, di tanta dottrina, fu l’obbietto dell’universale estimazione di uomini dottissimi e di prestantissimi personaggi ancor d’oltremonte. I quali, nelle quistioni più ardue di filologia, di storia, di archeologia e di bibliografia, si facevano riverenti a lui per richiederlo di consiglio e di aiuto, onde, consultati i monumenti ed i libri dal Rossi additati, potessero poscia con maggior sicurezza proseguire nel cammino dei loro studi.” (p. 15)
In una lettera dell’abate D. Luigi Tosti Cassinese al quale furono richieste alcune notizie bibliografiche, scriveva da Montecassino:
“Nulla ho trovato per quanto abbia ricercato in Biblioteca. Ma a che cercare in queste parti? Avete Rossi nella Borbonica, e vi rivolgete a noi. Adite fontem” (p. 15)
Rossi fu nominato prima Bibliotecario, poi Prefetto della Biblioteca nazionale di Napoli.
Jacopo Morelli disse di lui: “di tanto si ricordava di quanto aveva letto e tanto letto aveva quanto trovavasi scritto” (p. 16)
Ottenne riconoscimenti sia dai Borbone, con l’onoreficenza dell’Ordine di Francesco I, sia da parte del neonato Regno d’Italia, insignito dell’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro (p. 17) e con l’invito da parte del generale Lamarmora, che in quei giorni reggeva la provincia di Napoli, a riordinare l’Archivio Farnesiano.
Ricevette altresì encomi ed attestati di stima da parte di Leone XII (p. 13), Gregorio XVI, Pio IX (p. 17).
Ebbe la nomina a membro di molte accademie italiane e straniere, divenendo anche presidente di alcune di esse.
“Donde avvenne che il suo cuore visse sempre infiammato di tanto amore per la sua terra nativa, che non vi fu opera di pubblica utilità, che il Rossi non procurò al proprio paese. Basti dire che la mercè di lui fu esso provveduto di una nuova e larga strada, che ora sì umilmente il congiunge con altri interessanti luoghi della Campania.
Opera ancora del Rossi si fu la conservazione dell’antica sede vescovile di Telese, ora stabilita in Cerreto, e che ottenne per le relazioni, in cui egli felicemente trovavasi con gli Esecutori del Concordato del 1818.
Ma come potrebbonsi con degna lode ricordare gli aiuti dal Rossi prestati ai Vescovi Telesini nell’esercizio del loro pastorale ufficio, quando essi medesimi lo avrebbero voluto vicino per loro collaboratore? Anche da lontano essi del suo consiglio si giovarono, a lui commisero i negozi più gravi e vollero soprattutto che gli studi sì letterari che scientifici del loro Seminario fossero dal Rossi diretti.” (p. 18)
Morì il 30 marzo del 1867.
“La sua terra nativa fu anche sollecita di rendergli un tributo di amore e di gratitudine, celebrandone nel decimoquarto giorno dopo la sua morte con solenne pompa i funerali.” ( p. 19)
Laurenzèlla era un gioco che si inscenava nelle occasioni in cui era presente un cospicuo numero di giovanotti. Consisteva nel rappresentare una scena campestre incentrata sulla presenza di tre attori.
Un ragazzotto faceva la parte del proprietario di un fondo agricolo, con un cappellaccio in testa ed un bastone in una mano, mentre un secondo ragazzo rappresentava il suo interlocutore. Chi assumeva il ruolo di “padrone”, si atteggiava mettendo in risalto in modo grottesco le caratteristiche proprie dei possidenti. Con il bastone vergava sul terreno la piantina del fondo agricolo di cui fingeva di essere il proprietario. Ne disegnava i confini spiegando al suo interlocutore ogni particolare della mappa che andava tracciando.
Nel frattempo un terzo ragazzo si metteva uno scialle intorno alle spalle ed un fazzoletto sulla testa magari portando un cesto (ne panàre) sotto un braccio ed impersonava una popolana, Laurenzèlla, che tornava dalla campagna. Ad un certo punto Laurenzèlla, appena vedeva i due uomini, tirava un sospiro profondo e si buttava a terra, supina. Dopo aver assistito a questa scena, i primi due ragazzi si accostavano a Laurenzèlla e formulavano la domanda di rito: “che le sarà successo?”. Seguiva immancabile la constatazione del “padrone” che pontificava: “pe cadì ‘ntèrra accussì, è stàta vasàta pe la vìa” cioè, “per cadere a terra in questo modo, è stata baciata durante il tragitto”.
Il compito successivo era scoprire chi l’aveva baciata. I ragazzi presenti si avvicinavano, uno alla volta, e si chinavano (forse inginocchiandosi) accanto a Laurenzèlla e formulavano la domanda rituale: “So’ stàte fòrze ìe?” (“Sono stato forse io?”).
Laurènzella poteva rispondere in modo affermativo o meno. Probabilmente in qualche occasione titubava, per ispirare battute e lazzi da parte dei presenti, tuttavia tutto era lasciato al suo arbitrio. Se rispondeva “no”, allora il ragazzo chinato si rialzava e si allontanava, lasciando il posto ad un altro ragazzo. Se la risposta, era “sì, si stàte tu”, allora gli astanti – mettendo fine al gioco e facendo “saltare” la rappresentazione – cominciavano a prendere a botte colui che era chinato su Laurenzèlla, ovviamente con colpi che non avevano lo scopo di procurare danni reali al malcapitato. Come in ogni gioco “di mani”, tuttavia, vi era una crudeltà intrinseca, una malizia strisciante per cui, se il malcapitato era un ragazzo forte, con un certo prestigio, in grado di sapersi difendere e magari di vendicarsi in una futura prossima occasione, allora a lui erano riservati colpi “rispettosi” e più o meno “rituali”. Se invece il malcapitato era un bonaccione che non godeva di grande considerazione perché incapace di farsi valere, allora a lui venivano assestati colpi poderosi, inferti anche con cattiveria e violenza.
E’ facile immaginare come tutta la rappresentazione del gioco lasciasse spazio a motti più o meno allusivi soprattutto in un contesto in cui – immaginiamo – il consumo di vino predisponeva tutti gli astanti ad un atteggiamento licenzioso.
La scena rappresentata dava l’occasione a singoli individui di mettersi in mostra primeggiando grazie al proprio carattere spigliato e guascone e creava una pubblica gogna dove angariare i ragazzi meno smaliziati.
Il gioco creava una tensione in coloro che andavano a chinarsi aspettando proni il responso di Laurenzèlla. In quella posizione, infatti, era difficile potersi difendere dai colpi degli astanti e quindi si era vulnerabili ed esposti alle loro percosse.
Nelle scene rientravano i temi eterni del fondo agricolo e dell’aspirazione a possederne uno, del lavoro nei campi, delle donne che andavano a lavorare e il gioco nascondeva non tanto velatamente la cupidigia che il maschio provava nell’immaginare belle fanciulle ritornare da sole al paese.
Parrocchia San Lorenzo Martire – San Lorenzo Maggiore
Martedì, 16 dicembre 2014 – inizio della Novena in parrocchia:
Venerdì, 19 dicembre 2014 – Confessioni a scuola per tutti i ragazzi
Sabato, 20 dicembre 2014
Domenica, 21 dicembre 2014
Mercoledì, 24 dicembre 2014
Giovedì, 25 dicembre 2014 – Natale del Signore
Sabato, 27 dicembre 2014
Domenica, 28 dicembre 2014 – Festa della Santa Famiglia
Mercoledì, 31 dicembre 2014
Giovedì, 1° gennaio 2015 – Solennità di Maria SS. Madre di Dio e giornata mondiale della pace
Martedì, 6 gennaio 2015 – Epifania del Signore
AUGURI di Buon Natale a tutti
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