A la spàcca

Fetta di cocomero
Durante le feste di paese, una presenza irrinunciabile era quella del venditore di cocomeri.
Ne accumulava in grande quantità, a terra, in un mucchio che veniva chiamato palomma
Era tradizione comprare un cocomero in occasione delle feste di paese per portarlo a casa oppure mangiarne delle fette acquistandole dal banchetto sul quale venivano disposte, allineate, dal venditore.
Una qualità particolare di cocomero1 oblungo – il “melone americano” – era molto ricercato perché veniva tagliato in fette molto lunghe.
Nei gruppi di amici non era raro che qualcuno proponesse di andare a giocare a la spàcca2. Il gioco consisteva in una scommessa: ogni membro del gruppo di amici sceglieva un cocomero dalla palomma, poi ognuno apriva il proprio cocomero con un coltello e colui che si ritrovava ad aver pescato il cocomero “più bianco” – cioè non completamente maturo – era tenuto a pagare anche i cocomeri scelti dai suoi amici.
Spesso, goliardicamente, si consumava il cocomero sul posto magari conservando le bucce per il maiale che si aveva in casa.
Il gioco dava modo di mettere in mostra la propria capacità di riconoscere il grado di maturazione del cocomero da indizi esterni (dimensione, colore, suono se percosso).
Ringraziamo Romeo Ferrara per averci fatto conoscere questa usanza di una volta.

 


1 A San Lorenzo Maggiore il cocomero (anguria) è chiamato “melone” o “melone ad acqua”, invece il melone vero e proprio viene chiamato “melone a pane”.
2 Nel dialetto laurentino, la “s” seguita da consonante si pronuncia come la coppia di consonanti “sc” nella parola italiana “scena”.

 

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