Il Venerdì Santo di San Lorenzo Maggiore

Flagellanti
La Pasqua è un evento
meno legato al consumismo,
meno pubblicizzato
del Natale. In parte,
forse, ciò è dovuto alla
diversità dell’attesa: non
c’è l’emozione e l’eccitazione
dell’Avvento.

La
Quaresima è un periodo di
penitenza e di espiazione.
O almeno dovrebbe esserlo.
Per il fedele, infatti,
dovrebbe essere il periodo
più importante dell’anno.
In passato a San Lorenzo
Maggiore il periodo
quaresimale era denso di
riflessione e di misticismo.
La sera, infatti, una
sorta di giullare, uno
“strillone”, girava per le
vie del paese, invitando i
cittadini a meditare sulla
fugacità della vita e dei
beni terreni, sulla necessità
di scegliere la conversione
sincera del
cuore. Per attirare l’attenzione
agitava un campanello,
in modo che il
tintinnio predisponesse
i laurentini all’ascolto.
Ma, come ricorda Nicola
Vigliotti nel suo libro
“San Lorenzo Maggiore”,
il compito non era semplice,
anzi poteva risultare
addirittura pericoloso:
una volta un notabile,
infastidito, arrivò addirittura
a far arrestare uno di
questi “giullari”.

Durante
la Settimana Santa nelle
varie chiese del paese
veniva preparato il Santo
Sepolcro e si eseguivano
canti e letture penitenziali.
In particolare, il
Venerdì Santo, alle 7 del
mattino, il popolo si radunava
nella chiesa di San
Rocco (poi Congrega di
Maria Santissima del Carmine)
per portare in processione
Gesù morto e la
Madonna Addolorata.
Il corteo era aperto da
un nutrito gruppo di
ragazzi, coronati di spine,
cinti di funi al torace e
alle spalle, agitanti il
“fracasso” (o “battola”)
per riprodurre
lo strepito fatto dai Giudei
durante la passione di
Gesù. Un altro gruppo di
ragazzi intonava lentamente
il canto del “Miserere”
e di altri salmi. A
seguirli i membri delle
varie Congregazioni religiose
maschili e femminili.

Dopo di loro si disponevano
i “battenti”, che
indossavano un camice
bianco e un cappuccio per
non mostrare i volti, in
modo da evitare di essere
riconosciuti. Per manifestare
la propria volontà di
penitenza, essi si battevano
(ecco il motivo del
nome di “battenti”) con le
“discipline”, piccole piastre
di ferro o catene. La
processione era chiusa
dai fedeli, molti dei quali
scalzi e recanti ceri votivi.

Ancora oggi questa tradizione
si rinnova
ogni anno. Sicuramente
non c’è più lo “strillone”,
ma ogni Venerdì
Santo c’è la
processione per le vie del
paese, che non si svolge
più al mattino, ma è stata
spostata al tardo pomeriggio.
I battenti di ogni
età, ancora con il volto
coperto e con corone di
spine, continuano a flagellarsi
con le discipline.

Sono molti i fedeli che
partecipano, scalzi e
penitenti. Forse è una
delle processioni con
maggior seguito.

Anche se meno mediatica,
i laurentini avvertono
ancora fortemente
l’importanza della Pasqua
e della preparazione ad
essa. Ed è anche grazie a
questa fede dimostrata
che è possibile portare
avanti una tradizione culturale
importante e antica.

Flagellanti
Penitenza ed espiazione
nella pocessione del
Venerdì Santo
 

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