Passaggio di eserciti

Panzer IV
San Lorenzo Maggiore è stato luogo di transito per truppe di diversi eserciti durante la seconda guerra mondiale. Qui di seguito riportiamo ricordi che si riferiscono a quei drammatici frangenti

I Tedeschi
I Tedeschi arrivarono con i carri armati. La colonna sostò lungo via Pezzillo, in largo Sopra Santi e via Palazzese. Per il paese si sentiva lo sferragliare dei cingoli dei carri armati.

Durante la loro breve permanenza (sette o otto giorni), compirono razzie ed eseguirono perquisizioni soprattutto per cercare maiali, sale e patate.

Quando ripartirono, dovettero lasciarsi dietro un carro armato in avaria. Tale carro armato era fermo in via Pezzillo a circa 150 metri sopra la chiesa di San Lorenzo Martire (zona a quei tempi completamente libera da abitazioni).
Quando i tedeschi si allontanarono, la gente affamata si avvicinò al carro armato e qualcuno entrò all’interno del mezzo in cerca di qualcosa da mangiare. I ragazzini invece si avvicinarono al carro soprattutto per prelevare nastri di mitragliatrice.
La coda della colonna tedesca che si stava ritirando, era arrivata all’incrocio tra via Pezzillo, via Elci e la strada vecchia per Guardia Sanframondi, più o meno dove ora sorge lo stabilimento NIFO. Da quell’altura, i Tedeschi cominciarono a sparare con un cannoncino in direzione del carro armato lasciato abbandonato nella curva sottostante, per dissuadere la popolazione civile dall’avvicinarsi, provocando un fuggi-fuggi generale.

Carro armato tedesco Panzer IV
(l’immagine è tratta da WikipediA)

I Tedeschi, prima di ritirarsi, fecero saltare la cabina elettrica all’incrocio tra via Castagna e via Pendino, il ponte di via Pezzillo (a circa 300 metri sopra la chiesa di San Lorenzo Martire), lo stretto ponte che collega la piana di San Lorenzo a Ponte, il ponte di via Santa Maria che si trovava di fronte all’attuale municipio ed il ponte sul torrente Ianara che collega San Lorenzo Maggiore a San Lupo.
Le esplosioni proiettarono pietre e detriti in aria ed essi poi ricadero sui tetti delle case provocando rumori di tegole che si rompevano.

Gli Americani
Gli americani si accamparono alla fine di via Palazzese (“viale dei platani”), in via Palazzo e dove ora c’è il campo sportivo. Tra di loro c’erano molti soldati di colore. Si fermavano nella cantina Iannotti – in via Palazzo – a bere vino. Si potevano trovare riuniti in crocchi ai lati delle strade intenti a friggere patate negli elmetti. Restarono a San Lorenzo Maggiore 9 giorni.
Fissarono il loro quartier generale nell’edificio della Canonica.
Prima di partire, montarono un cannone antiaereo alla fine di via Elci, alle spalle della chiesa di San Bernardino.

I Canadesi
I canadesi si accamparono anch’essi alla fine di via Palazzese – dove prima c’era “la frana” – e lì montarono una cucina da campo che funzionava attraverso la combustione di nafta e si avvertiva distintamente il rumore del bruciatore. Montarono anche una sorta di cinema all’aperto: proiettavano film di Tom Mix. Restarono a San Lorenzo Maggiore quaranta giorni. I ragazzini si recavano alla cucina da campo canadese con piccoli recipienti per farsi dare un po’ di cibo, magari ciò che non veniva consumato durante il rancio. Invece delle uova avevano la “polvere d’uovo”, probabilmente uova disidratate che, con un po’ d’acqua e d’olio, permetteva di fare delle frittate per i soldati le quali venivano anche, in parte, distribuite alla popolazione civile. I canadesi – come gli americani – distribuivano anche gomme da masticare e sigarette, soprattutto durante la proiezione delle pellicole.
Quando andarono via i Canadesi, finì anche la disponibilità di cibo per i laurentini.

I Polacchi
I polacchi si accamparono nella chiesa del SS. Nome di Dio in Largo di Corte.

Gli Inglesi
Gli inglesi si rivelarono meno disponibili ad intrattenere rapporti con la popolazione locale.

Paracadute con scritta NEMBO
I paracadutisti della Nembo e della Folgore
I paracadutisti italiani della divisione Nembo si accamparono nell’ex Casa del Fascio (ex-asilo) in Largo di Corte e nella chiesa di SS. Nome di Dio. In seguito alla profanazione, il vescovo mons. Salvatore del Bene dovette nuovamente consacrare tale luogo di culto.
Qui a lato è ritratta l’immagine di un paracadute – tutt’ora ancora visibile – inciso sull’intonaco di un muro, alle spalle della cabina elettrica di via Pendino (foto di Lorenzo Ferrara). Il disegno fu realizzato da uno sconosciuto soldato della divisione di paracadutisti della Nembo quando questa si trovò a sostare nel nostro paese. In fondo al disegno, infatti, si possono ancora leggere alcune lettere della scritta NEMBO.
Insieme a loro arrivarono anche dei paracadutisti della divisione Folgore.

Numerosi soldati di tali divisioni e altri soldati italiani di passaggio per San Lorenzo Maggiore, vi si accasarono maritandosi con ragazze laurentine.

Ringraziamo Romeo Ferrara per aver riportato alla memoria i ricordi della sua infanzia.

 

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