San Lorenzo Maggiore – Il borgo antico, memoria storica di un intero millennio


Sicuramente è tra i più caratteristici ed interessanti centri storici di questa parte di Sannio, che dai monti del Matese degrada verso la valle telesina. Discretamente conservato, nonostante l’inevitabile abbandono, racchiude segni inconfutabili di un illustre passato.

Di difficile datazione la sua fondazione, ma certo è lo sviluppo del suo primo nucleo intorno ad un fortilizio longobardo chiamato “il Forte”, dove i profughi provenienti da Limata trovarono più sicuro rifugio. Denominato in molti documenti come Casale, per l’assenza di un vistoso castello, in altri invece, è identificato come Castrum, termine spesso usato a denominare fortezze erette in località dominanti. E proprio a sud del Toppo Belvedere si sviluppò il primo insediamento. Spettacolare infatti è il panorama che domina tutta la valle del fiume Calore. Diverse le strade che portano all’antico borgo, la maggior parte gradinate, quattro le porte d’accesso: dei Giudei, Valle, Forte e Cornicelli. Interessante è la sua conformazione urbanistica per la presenza di costruzioni domestiche, concatenate l’una all’altra, sulle estreme propaggini del Toppo Belvedere e del Toppo Croce, che interrompendosi bruscamente verso sud formano un baluardo naturale di difesa. Incredibile lo strapiombo su Largo Cloache, dove per secoli sono stati versati rifiuti ed escrementi biologici, per il quale più che mai è valida la massima del nomina sunt consequentia rerum.


L’intuizione di adattarsi ad un forte costone, se pur per una mera esigenza di difesa, plasmando le case alla naturale orografia, senza violenze sul territorio, ci offre oggi un notevole e particolare patrimonio architettonico nel quale è possibile leggere preziosi segni di storia di un intero popolo, i laurentini. Segni fatti di pietre, di ingegneristici sistemi costruttivi dove la tecnica e la tenacia sono stati saggiamente combinati con il pieno rispetto di una natura a dir poco difficile. A guardare molti di questi portali, sicuramente smontati nel vecchio paese di Limata, rimontati poi su queste abitazioni, non si potrà non notare quale incontro di culture abbia avuto la valle del Calore, intersecata dalla via Latina, e con essa Casale San Lorenzo. Interessanti iscrizioni bizantine, curiosi simboli ebraici e bizzarre figure orientali decorano le chiavi di volta di non pochi archi. Le numerose stradine gradinate, tutte lastricate di pietre bianche, scorrono vorticose tra le case digradanti, apparendo a ogni tratto diverse per i continui slarghi o incredibili strettoie. E’ difficile smarrirsi tra le case del borgo, ma è facile rimanere sorpresi da quanta e tale vita sia trascorsa tra le sue mura domestiche, sulle quali piccole finestre sembrano sussurrare la storia di ogni singolo abitante. E se la storia di un popolo è legata alla sua capacità di memoria, tra dette pietre sono racchiusi preziosi documenti di vita, di tecnica, di arte e di cultura.


Tutto è stato costruito con cura, nulla è stato lasciato al caso, tutto è stato pensato: tutto deve essere salvaguardato, senza stratagemmi privi di accreditate chiavi di lettura. Gli slanci di improvvise intuizioni possono provocare danni irreparabili non solo ambientali e paesistici ma addirittura negare il diritto alla storia di essere letta in tutti i suoi poliedrici aspetti. E la storia di un popolo, capace di esprimere e sintetizzare una cultura empirica, in questi poveri materiali, frutto di dure esperienze e sopratutto acquisita in un intero millennio non può essere affrontata semplicisticamente con il desidero di fare, senza dovute pause di riflessione e momenti di confronto. Bisogna ridare un senso a tutte quelle pietre incastonate l’una sull’altra, prima che perdano per sempre il loro valore storico e cadano. Sicuramente non imponendo modelli e metodi di vita oramai poco praticabili. Un sano recupero di tutte le unità abitative, nel pieno rispetto della storia, ed un corretto uso di tutto il patrimonio architettonico, anche e sopratutto per un uso turistico potrebbe creare non solo attività produttive ma essere un sicuro stimolo culturale per tutto il territorio, dove il “Castrum S. Lorenzo” potrebbe esserne la vera roccaforte. Solo creando nuove condizioni di crescita, principalmente con un continuo scambio intellettivo ed esperienze sedimentate, si potrà recuperare tutta la memoria storica sopita vera “anima” del presente e sicura guida del futuro. Solo attraverso una sistematica sensibilizzazione ed un recupero pensato si potrà prevenire ulteriori distruzioni di preziosi capitoli di storia, come quelli sgretolati e caduti, come gli “antichi liquami” su Largo Cloache, per la mancanza di manutenzione, il 17 aprile 1994.
“San Lorenzo Maggiore – Il borgo antico, memoria storica di un intero millennio” di Vincenzo Di Donato. Tratto da “Segnali – Anno XI n9 22 marzo 1997, pag. 13”.
 

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