Articles by: Gaetano Ferrara

Oscuramento

Oscuramento
Come in altre località d’Italia e d’Europa, anche nel nostro paese la guerra impose alla popolazione civile l’adozione di misure precauzionali sul rispetto delle quali vigilavano, in modo più o meno severo, le autorità militari e la milizia fascista

Tra le abitudini che i Laurentini furono costretti a mutare, vi erano quelle relative alla gestione della illuminazione pubblica (nelle strade) e privata (nelle abitazioni).

Le necessità dettate dalla guerra, imponevano ai centri abitati di non essere individuabili di notte, nell’oscurità, da eventuali aerei nemici che sorvolassero il territorio italiano perché avrebbero potuto sganciare bombe sulle case illuminate oppure orientarsi per raggiungere le destinazioni delle loro incursioni. Bisognava osservare le norme del cosiddetto oscuramento, cioè fare in modo che nessuna luce fosse visibile dall’alto. Era obbligatorio chiudere gli sportellini dietro le finestre delle abitazioni e spegnere le luci che potessero essere viste all’esterno. Chi aveva delle lampadine, le copriva con una calza nera per attenuarne il chiarore in modo che la luce che ne scaturiva risultasse più fioca.

L’oscuramento scattava alle ore 18:00 quando giovani fascisti giravano per le strade del paese incitando a spegnere le luci ed a coprire i vetri delle finestre in modo che non trapelasse alcun chiarore, gridando la frase: “spegnete le luci”.
Alle 18:00 scattava anche il coprifuoco – cioè il divieto di uscire per le strade se non in possesso di un particolare permesso – e durava sino alle ore 8,00 del mattino successivo.

Ringraziamo Romeo Ferrara per averci fornito tali notizie.

 

Ie sàcce ‘na canzòne, de uàlle é de quapòne

Fiorellino
Pubblichiamo una filastrocca che veniva recitata una volta ai bimbi per farli stare buoni. Probabilmente non è completa: manca qualche verso

Chiediamo a chiunque abbia dei nonni o dei conoscenti anziani, di trascrivere la versione completa della stessa filastrocca e di comunicarci eventuali correzioni da apportare al testo.

Ìe1 sàcce ‘na canzóne
de uàlle é de quapóne
iére séra la cantàie
la cantàie a mensignóre
mensignóre féce ne pìtete
é glìu mmócca à ze Mìnecu
ze Mìnecu se ne feìu
é rimanìu la pòrta apèrta
trasiérne le brigànte
é sagliérne ‘ncòppa ‘ncòppa
é treviérne la ‘àtta mòrta
la faciérne a fèlla a fèlla
é la p’rtiérne a z’ Sabèlla
z’ Sabèlla cucenàva
é le sóce abballàva
abballàva ‘ncòppa a le liétte
é z’ Sabèlla ccu tànte ‘na vócca apèrta.
Io so una canzone
di gallo e di cappone
ieri sera la cantai
la cantai a monsignore
monsignore fece un peto
che finì in bocca a Domenico
Domenico se ne scappò
e lasciò la porta aperta
entrarono i briganti
e salirono sopra sopra
e trovarono una gatta morta
la fecero a fette
e la portarono a zia Isabella
zia Isabella cucinava
ed il topo ballava
ballava sopra il letto
e zia Isabella con tanto una bocca aperta.
 


1
Nella nostra arbitraria trascrizione della pronuncia del dialetto laurentino, la “e” si pronuncia solo se accentata (“é” chiusa come nella parola “perché” oppure “è” aperta come nella parola “cioè”) e la “s” seguita da consonante si pronuncia come la coppia di consonanti “sc” nella parola italiana “scena”.

 

Insieme più efficienti – convegno dibattito

Domenica 15 giugno 2008 – Aula Magna – Fondazione “Iannotti-Rossi”, Via Castagna, 72 – San Lorenzo Maggiore (BN):
“F.I.R. Fondazione Iannotti-Rossi – Istituto Mente-Corpo”; “Centro servizi al volontariato – Cantieri di Gratuità”; “Misericordia di Guardia Sanframondi”: Incontro dibattito tra le associazioni di volontariato e partners

F.I.R. Fondazione Iannotti-Rossi
Istituto Mente-Corpo
Centro servizi al volontariato
Cantieri di Gratuità
Misericordia
di
Guardia Sanframondi

 

Convegno

incontro dibattito
tra le associazioni di volontariato e partners

insieme più efficienti

finanziato dal CVS – Centro Servizi Volontariato Benevento,
nell’ambito del “Bando idee promozione”
e realizzato dalla
Confraternita di Misericordia
di Guardia Sanframondi in collaborazione con la
Fondazione “Iannotti-Rossi”
di San Lorenzo Maggiore.

Domenica 15 giugno 2008 – Aula Magna – Fondazione “Iannotti-Rossi”
Via Castagna, 72 – San Lorenzo Maggiore (BN)

PROGRAMMA
9:30 – 9:45: Registrazione dei partecipanti
9:45 – 10:00: Benvenuto – Introduzione ai lavori
10:00 – 11:00: Lettura del territorio: dai bisogni alle risorse (Dr.ssa Franciosa Giovanna)
11:00-12:00: Ruolo dei volontari come attivatori di reti e comunità (Dr. Salvatore Iannotti)
12:00-12:15: Coffee-break
12:15-13:00: La collaborazione: fattori che facilitano e fattori che ostacolano (Dr. Salvatore Iannotti)
13:00-14:00: Pausa Pranzo
14:00-15:00: Effetti positivi della collaborazione (Dr. Salvatore Iannotti)
15:00-16:30: Conflitti nei processi di collaborazione (Dr. Salvatore Iannotti)
16:30-17:30: La progettazione condivisa (Dr. Franciosa Giovanna)
17:30-18:30: La progettualità della organizzazione di volontariato (Dr.ssa Franciosa Giovanna)
18:30-19:30: Dibattito, Valutazione e Conclusione (Dr. Salvatore Iannotti, Dr.ssa Franciosa Giovanna)
info:
3 3 4 . 9 9 9 9 5 2 5
3 3 8 . 4 1 5 6 8 0 8
0 8 2 4 . 8 1 3 8 1 4
0 8 2 4 . 8 1 7 4 0 7
www.istitutomentecorpo.it
La cittadinanza è invitata a partecipare.
Locandina Convegno
Scarica la locandina in versione PDF (0,98 Mb)

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Autóne

Mangiatoia per maiali
L’autóne era la mangiatoia per maiali, realizzata in pietra in modo che il maiale, col suo possente muso, non riuscisse a rovesciarla
Veniva fatto a mano, con lo scalpello ed il martello. A realizzarlo erano i numerosi scalpellini che si trovavano nel paese.
Chi ha la fortuna di averne uno in casa, lo conserva gelosamente come testimone di una cultura contadina ormai avviata ad una rapida estinzione.
Nella figura qui in basso è riportato un autóne1 che ha le seguenti dimensioni: larghezza 48cm, profondità 37cm, altezza 26cm, profondità dell’incavo 17cm.
Mangiatoia per maiali
Come mangiatoia per maiali veniva usato anche ‘re teniélle2 che era costituito da un recipiente ampio, alto circa venticinque centimetri, realizzato dai falegnami con tavole di legno, con alle estremità due maniglie costituite anch’esse da due tavole di legno perforate. ‘Re teniélle doveva poter contenere 2 Kg di vrénna, ossia di crusca.

 


1 Nella nostra arbitraria trascrizione della pronuncia del dialetto laurentino, la “e” si pronuncia solo se accentata (“é” chiusa come nella parola “perché” oppure “è” aperta come nella parola “cioè”).
2 Da non confondersi con ‘re tianiélle che, invece, era un recipiente in terracotta largo e basso usato per far cuocere il brodo.

 

Sito su Genomica Psicosociale e FIR

GenomicaMente.com
E’ stato pubblicato GenomicaMente.com – il nuovo sito della Fondazione Iannotti-Rossi dedicato alla genomica psicosociale con notizie sui corsi attivati, sui programmi e le ricerche.

Grazie ai numerosi documenti scaricabili nella sezione Pubblicazioni ed ai testi di presentazione della Fondazione Iannotti Rossi (F.I.R.), dell’Istituto Mente-Corpo e dei membri della Fondazione – di cui il dott. Salvatore Iannotti ne è Fondatore e Presidente – il sito diviene un riferimento indispensabile per chi voglia approfondire la conoscenza della genomica psicosociale, la teoria di cui il prof. Ernest Lawrence Rossi è stato il padre fondatore (ricordiamo che Ernest Lawrence Rossi, pur essendo nato in USA, aveva tutti e quattro i nonni originari di San Lorenzo Maggiore).

La sede della Fondazione è a San Lorenzo Maggiore in via Castagna 72.

 

La Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo Martire

Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo Martire
Pubblichiamo qui di seguito una gallery di foto della Chiesa Madre di San Lorenzo Maggiore. Dedichiamo queste foto a tutti i Laurentini che vivono lontano da San Lorenzo Maggiore, emigranti o emigrati, ed ai loro discendenti


Ringraziamo il parroco don Pino Di Santo per averci permesso di pubblicare le foto sul nostro sito web.

Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo Maggiore
La foto in alto ci è stata gentilmente messa a disposizione da Maria Pezzillo per la pubblicazione su questa pagina.

Mappa
Indicazioni delle foto sulla mappa:   » Visualizza «   » Nascondi «

Pianta della Chiesa

Esterno
Porta secondaria
foto 1
Iscrizione sulla porta secondaria
foto 2


Chiesa della collegiata
A.D. 825
DIVAE.B.M.V.DE.STRADA
DOMUM.ISTAM.
VINC.ARCHIP.CINQUEGRANI
UNICA.DIGNITAS.
AEDIFICAT.SACRAT.DONAT.
1825 1823 823
ARCHI HP ARCHIHP

Campanile
foto 3
Barbacane
foto 4
Entrata dal lato della sacrestia
foto 5
Entrata secondaria
foto 6
Entrata principale
foto 7
Cappella di sinistra
Cappella di sinistra
foto 8
Ultima cena
foto 9
Cappella di destra
Cappella di destra
foto 10
Dipinto
foto 11
Giubileo Perpetuo per il giorno 15 agosto
foto 12

Insigne Collegiale di S. Lorenzo Maggiore – Giubileo Perpetuo per il giorno 15 agosto – concesso da S.S. Pio IV nel 1564 rinnovato da papa Urbano VIII nel 1638 riconfermato ricorrendo l’Anno Santo Mariano 1954 da S.S. Pio XII” title=”Insigne Collegiale di S. Lorenzo Maggiore – Giubileo Perpetuo per il giorno 15 agosto – concesso da S.S. Pio IV nel 1564 rinnovato da papa Urbano VIII nel 1638 riconfermato ricorrendo l’Anno Santo Mariano 1954 da S.S. Pio XII

Acquasantiere
Acquasantiera
foto 13
Acquasantiera
foto 14
Acquasantiera
foto 15
Complementi
Applique
foto 16
Confessionale
foto 17
Confessionale
foto 18
Sant'Amando
foto 43
Sant'Agnese
foto 44

 

I confessionali riportati in foto 17 e foto 18 e le cornici delle nicchie riportate in foto 43 e in foto 44 sono state donate da comunità di Laurentini all’estero.

Navata centrale, abside ed altare
Interno Cupola e soffitto
foto 19
Coro, abside ed altare
foto 20
Dipinto Martirio di San Lorenzo
foto 21
Madonna della Strada in trono
foto 22
Madonna della Strada
foto 23
Navata centrale – lato sinistro
Lato sinistro della navata centrale
foto 24
Battesimo - San Giovanni Battista
foto 25
Fonte Battesimale
foto 26
Dipinto Madonna
foto 27
Cappella di San Nicola
foto 28
San Michele
foto 29
Navata centrale – lato destro
Lato destro della navata centrale
foto 30
Pulpito
foto 31
San Vincenzo
foto 32
San Giuseppe
foto 33
Crocifisso
foto 34
Altare Laterale
foto 35
San Lorenzo Martire
foto 36
Patrono
foto 37
Cappella di San Nicola
Interno della cappella di San Nicola
foto 38
Dipinto
foto 39
Madonna Addolorata
foto 40
Sant'Antonio da Padova
foto 41
Sant'Antonio da Padova
foto 42

 

 

La Quaresima dalle sette piume

Quaresima
La Quaresima è il periodo di penitenza che precede la Pasqua. Rappresenta la purificazione, l’espiazione dei peccati prima del risveglio, prima della Resurrezione

A San Lorenzo Maggiore questo periodo del calendario liturgico era rappresentato, metaforicamente, da una bambola di pezza – chiamata appunto “Quaresima” – sospesa in aria, legata ad un filo teso da una parte all’altra delle strade.

Ogni quartiere aveva la sua Quaresima ed a volte se ne trovavano più di una lungo la stessa strada. Veniva rappresentata come una vecchina, simile alla befana, che teneva in una mano la rocca (conocchia) ed in un’altra il fuso per filare la lana (in ciò, riportando alla memoria le Moire). La Quaresima portava, sotto la gonna, una patata nella quale erano infilate sette piume di gallina.

Veniva esposta alla fine di carnevale e tenuta fuori fino al giorno di Pasqua. Ogni sabato veniva estratta una piuma, riservando l’ultima per il giorno del Sabato Santo. A Pasqua la vecchina veniva tolta dalle strade, a rappresentare la fine del periodo di penitenza.

Quaresima
Quaresima appesa nel 2007 in piazza Dante a San Lorenzo Maggiore – Ingrandisci l’immagine

La Quaresima doveva apparire come una figura sinistra che incombeva, ammonitrice, a sorvegliare l’agire umano, quasi scrutasse biecamente per assicurare il rispetto delle prescrizioni penitenziali.

Probabilmente permetteva di percepire anche visivamente ciò che veniva avvertito sul proprio corpo con l’astinenza, il digiuno, i sacrifici rituali. Non ci è difficile immaginare con quanta impazienza si attendesse che l’ultima piuma venisse tolta per poter finalmente mettere fine alla penitenza. Questo voleva dire poter ricominciare a mangiare carne, per chi ne aveva la possibilità, e comunque potersi lasciar andare a qualche vizio o a qualche peccatuccio, magari di gola. Era un vero e proprio conto alla rovescia della comunità che riecheggiava in tutte le strade, una sequenza fissa e rassicurante la quale scandiva le settimane che mancavano alla fine del periodo di penitenza.

Il pupazzo della “Quaresima” era diffuso in molte zone del Meridione. Spesso veniva chiamato “Quarantana” ed in alcune zone la patata, in cui venivano infilate le piume, era sostituita da un limone.

Ancora oggi sopravvive questa tradizione. Nel 2007 fu appesa una Quaresima molto ben fatta in piazza Dante, a San Lorenzo Maggiore (ad essa si riferisce la foto pubblicata in questa pagina).

A San Lorenzo Maggiore sopravvive un motto scherzoso:

Quarésema cùre pelàta
mìtte le zzìkkure ‘ncòppa a la ràta
tu ce le mìtte a ùne a ùne
e ìe me le màgne a dùie a dùie

Oltre che voler sbeffeggiare la vecchina mettendo in evidenza il fatto che il suo sedere (cùre) è senza peli (pelàta), il motto invita scherzosamente la Quaresima a riporre i fichi secchi (zzìkkure) su un tradizionale cesto poco profondo
e oblungo (ràta) in modo che alla fine del periodo di penitenza, possano essere mangiati con avida voracità. I fichi secchi erano le leccornie dei poveri e rappresentavano forse, ingenuamente, la fine della penitenza.

Ringraziamo Romeo Ferrara per le preziose informazioni che ci ha fornito.

 

R’ pegnàte

Recipiente per cuocere i fagioli
R’ pegnàte era un recipiente di terracotta che serviva per far cuocere i fagioli utilizzando il calore del fuoco acceso nel caminetto. Veniva poggiato a terra accanto a r’ tréppete (il treppiede)

Quando si cucinava la cotica con i fagioli (la cótena cu r’ fasùre), si metteva la cotica sul fondo del recipiente e poi si riempiva r’ pegnàte di fagioli ed acqua.

C’è da precisare che r’ pegnàte (sostantivo di genere maschile) è un recipiente come quelli riportati nella foto grande in basso, invece la pegnàta (sostantivo di genere femminile) indicava un recipiente dalle stesse caratteristiche ma sensibilmente più grande.

Pegnàte

pegnàte 1: altezza 15,50 cm – diametro 13,50 cm

pegnàte 2: altezza 16,50 cm – diametro 14,50 cm

 

La Madennèlla

Madonna con bambino
Pubblichiamo la foto dell’edicola della Madonna della Strada – La Madennèlla – in località Còre de la penetènza lungo via Santa Maria

Quasi tutti i Laurentini conoscono il motivo per cui fu fatta costruire.

Un signore di San Lupo stava scendendo per via Santa Maria con un carro carico di botti di olio. Ebbe una disavventura: il cavallo si imbizzarrì ed il carro si rovesciò. Essendo rimasto incastrato sotto il pesante mezzo ribaltato e trovandosi in grave pericolo di vita, il guidatore invocò la Madonna della Strada e riuscì ad uscire indenne dall’incidente.

Come segno di riconoscenza verso la Madonna, fece erigere un’edicola lungo la strada nel luogo in cui ciò avvenne.

Edicola della Madonna della Strada
Scritta

Una decina d’anni or sono, l’edicola originaria fu divelta e distrutta. Fu tuttavia prontamente ricostruita anche se resta il rammarico per la vecchia immagine della Madonna probabilmente andata persa (nella foto in alto è ritratta l’edicola ricostruita e non quella originaria).

Dell’episodio ne parla anche Nicola Vigliotti nel suo libro dedicato alla Madonna della Strada (pagg. 31 e 32).

Rampe di scale

 

Sebbrètta e vìne cuótte

Neve
Una volta la prima nevicata dell’anno era l’occasione per gustare la sebbrètta. Si raccoglieva della neve pulita, la si metteva in un piatto e vi si faceva colare sopra un filo di vìne cuótte

Le vìne cuótte (il vino cotto) aveva una consistenza densa ed un sapore dolce, anche se a volte un po’ acre. Era sciroppo di mosto.
Si preparava in tempo di vendemmia, facendo bollire il mosto ed imbottigliandolo per conservarlo per la stagione fredda.

La sebbrètta (il sorbetto) era la delizia dei bambini che così avevano un motivo in più per aspettare, con impazienza, la prima neve.