Poesia dedicata al nostro Paese

Poesia
Nel municipio di San Lorenzo Maggiore si può leggere una poesia di Francesco Sarrapochiello, emigrato in Canada, membro del direttivo del Club S.Lorenzo Associazione Culturale di Toronto

Pubblichiamo la foto del testo (scattata da Lorenzo Ferrara) affinché la poesia possa essere letta anche dai Laurentini che vivono lontano da San Lorenzo Maggiore.
Ad essi va un nostro affettuoso saluto.

Poesia: Il mio paese dal lontano

 

Rinvio del servizio su don Sergio a “Chi l’ha visto?”

Sempre dal sito www.fremondoweb.com apprendiamo che lundedì scorso la redazione di “Chi l’ha visto?” ha dato spazio ad un loro scoop sull’aggressione del ragazzo, che secondo le testimonianze raccolte da un redattore della trasmissione è stato aggredito da agenti in borghese. Per questo motivo il servizio su don Sergio Sergi è stato rinviato a lunedì prossimo.

 

Don Sergio a “Chi l’ha visto?”

Chi l'ha visto?
www.fremondoweb.com ci informa che lunedì 6 ottobre alle ore 21.00, la trasmissione “Chi l’ha visto?”, in onda su RAI 3, tratterà anche della tragica morte di Don Sergio Sergi.

 

Libro su Don Sergio Sergi

Copertina del libro su don Sergio Sergi
All’inizio dell’anno è stato pubblicato un libro dal titolo “Mio Figlio Don Sergio” scritto dal padre del sacerdote scomparso, il prof. Vincenzo Sergi.

Don Sergio fu trovato morto il 2 dicembre 1997 sull’autostrada Napoli-Bari, riverso a terra sulla corsia di emergenza assieme alla sua auto, posizionata poco lontano dal suo corpo. Ufficialmente fu dichiarato morto in seguito ad incidente stradale.

Il prof. Vincenzo Sergi nel suo libro avanza l’ipotesi che il figlio – invece – sia stato ammazzato in un altro luogo – presumibilmente della Valle Telesina – e successivamente trasportato su quel tratto di autostrada con un automezzo pesante che avrebbe, poi, scaricato sull’asfalto il corpo del sacerdote e la sua auto, a simulare un incidente stradale. Tale sua convinzione, oltre che da inquietanti incongruenze ed inesattezze che il prof. Vincenzo Sergi dichiara di aver rilevato nella ricostruzione degli eventi, nasce anche dal contesto nel quale don Sergio si muoveva: testimonianza cristiana per l’emancipazione di chi era sotto il giogo di carnefici. Per tale sua opera pastorale don Sergio aveva ricevuto pressanti e continue minacce fino a nutrire fondati timori per la sua vita, proprio in quei giorni, proprio in quelle ore.

Non possiamo schierarci a favore o contro questa tesi perché sono verità che possono emergere solo processualmente.
Vogliamo però ricordare la figura di don Sergio che ha segnato un’epoca, anche se breve, nel nostro paese. La sua presenza fu un fresco zeffiro che cacciò via l’aria stantìa che da decenni vi ristagnava.

Quando fu trasferito dal nostro paese ci furono accese polemiche che infiammarono gli animi dei Laurentini e tanti hanno sofferto per il suo allontanamento.

Preghiamo i visitatori che volessero lasciare un commento, di limitarsi ad un ricordo di don Sergio senza dare adito a provocazioni e senza mostrare di propendere per la tesi dell’omicidio o dell’incidente stradale come causa della sua morte. I commenti che non rispetteranno questi criteri, non verranno pubblicati.

Il libro di Vincenzo Sergi non è stato inserito nella pagina dedicata alla bibliografia essenziale su San Lorenzo Maggiore perché in esso non si parla del nostro paese, tuttavia lo segnaliamo sul sito poiché parla di un sacerdote che ha lasciato una traccia profonda nella nostra comunità ed un caro ricordo in coloro che lo hanno conosciuto.

 

Passaggio di eserciti

Panzer IV
San Lorenzo Maggiore è stato luogo di transito per truppe di diversi eserciti durante la seconda guerra mondiale. Qui di seguito riportiamo ricordi che si riferiscono a quei drammatici frangenti

I Tedeschi
I Tedeschi arrivarono con i carri armati. La colonna sostò lungo via Pezzillo, in largo Sopra Santi e via Palazzese. Per il paese si sentiva lo sferragliare dei cingoli dei carri armati.

Durante la loro breve permanenza (sette o otto giorni), compirono razzie ed eseguirono perquisizioni soprattutto per cercare maiali, sale e patate.

Quando ripartirono, dovettero lasciarsi dietro un carro armato in avaria. Tale carro armato era fermo in via Pezzillo a circa 150 metri sopra la chiesa di San Lorenzo Martire (zona a quei tempi completamente libera da abitazioni).
Quando i tedeschi si allontanarono, la gente affamata si avvicinò al carro armato e qualcuno entrò all’interno del mezzo in cerca di qualcosa da mangiare. I ragazzini invece si avvicinarono al carro soprattutto per prelevare nastri di mitragliatrice.
La coda della colonna tedesca che si stava ritirando, era arrivata all’incrocio tra via Pezzillo, via Elci e la strada vecchia per Guardia Sanframondi, più o meno dove ora sorge lo stabilimento NIFO. Da quell’altura, i Tedeschi cominciarono a sparare con un cannoncino in direzione del carro armato lasciato abbandonato nella curva sottostante, per dissuadere la popolazione civile dall’avvicinarsi, provocando un fuggi-fuggi generale.

Carro armato tedesco Panzer IV
(l’immagine è tratta da WikipediA)

I Tedeschi, prima di ritirarsi, fecero saltare la cabina elettrica all’incrocio tra via Castagna e via Pendino, il ponte di via Pezzillo (a circa 300 metri sopra la chiesa di San Lorenzo Martire), lo stretto ponte che collega la piana di San Lorenzo a Ponte, il ponte di via Santa Maria che si trovava di fronte all’attuale municipio ed il ponte sul torrente Ianara che collega San Lorenzo Maggiore a San Lupo.
Le esplosioni proiettarono pietre e detriti in aria ed essi poi ricadero sui tetti delle case provocando rumori di tegole che si rompevano.

Gli Americani
Gli americani si accamparono alla fine di via Palazzese (“viale dei platani”), in via Palazzo e dove ora c’è il campo sportivo. Tra di loro c’erano molti soldati di colore. Si fermavano nella cantina Iannotti – in via Palazzo – a bere vino. Si potevano trovare riuniti in crocchi ai lati delle strade intenti a friggere patate negli elmetti. Restarono a San Lorenzo Maggiore 9 giorni.
Fissarono il loro quartier generale nell’edificio della Canonica.
Prima di partire, montarono un cannone antiaereo alla fine di via Elci, alle spalle della chiesa di San Bernardino.

I Canadesi
I canadesi si accamparono anch’essi alla fine di via Palazzese – dove prima c’era “la frana” – e lì montarono una cucina da campo che funzionava attraverso la combustione di nafta e si avvertiva distintamente il rumore del bruciatore. Montarono anche una sorta di cinema all’aperto: proiettavano film di Tom Mix. Restarono a San Lorenzo Maggiore quaranta giorni. I ragazzini si recavano alla cucina da campo canadese con piccoli recipienti per farsi dare un po’ di cibo, magari ciò che non veniva consumato durante il rancio. Invece delle uova avevano la “polvere d’uovo”, probabilmente uova disidratate che, con un po’ d’acqua e d’olio, permetteva di fare delle frittate per i soldati le quali venivano anche, in parte, distribuite alla popolazione civile. I canadesi – come gli americani – distribuivano anche gomme da masticare e sigarette, soprattutto durante la proiezione delle pellicole.
Quando andarono via i Canadesi, finì anche la disponibilità di cibo per i laurentini.

I Polacchi
I polacchi si accamparono nella chiesa del SS. Nome di Dio in Largo di Corte.

Gli Inglesi
Gli inglesi si rivelarono meno disponibili ad intrattenere rapporti con la popolazione locale.

Paracadute con scritta NEMBO
I paracadutisti della Nembo e della Folgore
I paracadutisti italiani della divisione Nembo si accamparono nell’ex Casa del Fascio (ex-asilo) in Largo di Corte e nella chiesa di SS. Nome di Dio. In seguito alla profanazione, il vescovo mons. Salvatore del Bene dovette nuovamente consacrare tale luogo di culto.
Qui a lato è ritratta l’immagine di un paracadute – tutt’ora ancora visibile – inciso sull’intonaco di un muro, alle spalle della cabina elettrica di via Pendino (foto di Lorenzo Ferrara). Il disegno fu realizzato da uno sconosciuto soldato della divisione di paracadutisti della Nembo quando questa si trovò a sostare nel nostro paese. In fondo al disegno, infatti, si possono ancora leggere alcune lettere della scritta NEMBO.
Insieme a loro arrivarono anche dei paracadutisti della divisione Folgore.

Numerosi soldati di tali divisioni e altri soldati italiani di passaggio per San Lorenzo Maggiore, vi si accasarono maritandosi con ragazze laurentine.

Ringraziamo Romeo Ferrara per aver riportato alla memoria i ricordi della sua infanzia.

 

Doni dei Laurentini all’estero

Cornice di legno e confessionale
Molti Laurentini e discendenti di Laurentini che vivono all’estero, hanno dato vita ad associazioni con l’obiettivo di creare occasioni d’incontro per custodire e perpetuare il ricordo e le tradizioni della loro terra d’origine

Queste associazioni sono molto attive e si fanno promotrici di iniziative di vario genere. Tra l’altro, in diverse occasioni hanno organizzato collette e raccolte di fondi per donare alla Comunità di San Lorenzo Maggiore oggetti che assurgono a simbolo tangibile del forte, fortissimo legame che le unisce alla loro Terra d’origine.
Chi vive lontano da San Lorenzo Maggiore, probabilmente, si sente più Laurentino di chi a San Lorenzo Maggiore risiede. La loro fantasia si nutre del ricordo dell’infanzia felice trascorsa nel paese natìo e serbano l’intimo desiderio di ritornarvi.

Qui di seguito pubblichiamo le foto di alcuni doni che due comunità di Laurentini all’estero hanno destinato alla chiesa di San Lorenzo Martire. Non siamo a conoscenza di altri omaggi di Laurentini all’estero ma invitiamo i visitatori del sito a segnalarceli così potremo inserirli in questa pagina.

Ringraziamo Francesco Sarrapochiello del Direttivo del Club S.Lorenzo di Toronto per le sue sollecitazioni e ci scusiamo per l’imperdonabile ritardo col quale pubblichiamo la presente pagina.

Confessionali
donati della Comunità Laurentina di Sidney (Australia)
Confessionale
Confessionale

 

Cornici di legno ai lati dell’altare
donate dal Club S.Lorenzo Associazione Culturale di Toronto (Canada)
Cornice in legno della nicchia di Sant'Amando
Cornice in legno della nicchia di Sant'Agnese

 

Per conoscere l’esatta ubicazione degli oggetti ritratti, visitate la pagina dedicata alla chiesa di San Lorenzo Martire.

 

La Via Francigena del Sud

La Via Francigena del Sud Presentiamo il testo che descrive il percorso della Via Francigena del Sud. Il testo è ripreso dal pannello affisso dinanzi la chiesa dedicata alla S.S. Maria della Strada, situata a Piana di San Lorenzo Maggiore.

 

Itinerario principale
L’itinerario inizia da Faicchio, caratteristico borgo medievale dominato dal castello Ducale (1), e percorre la Valle del Titerno verso Massa di Faicchio. Oltre all’interesse paesaggistico raccomandiamo la visita e l’attraversamento dello splendido Ponte Fabio Massimo (2). Il percorso prosegue verso San Salvatore Telesino passano per l’Abbazia Benedettina fino alla zona archeologica dell’antica Telesia, città di origini romane, di cui si sta riportando alla luce l’anfiteatro. Le acque del Rio Grassano fanno da cornice alla strada che ci porta a Telese Terme dove possiamo visitare la Torre Longobarda e rilassarci negli stabilimenti termali.
Il tratto successivo prevede un passaggio nella zona di produzione vitivinicola di Castelvenere e segue il fondo valle fino alla chiesa di Santa Maria della Strada, accanto alla quale possiamo notare un antico ponte di epoca romana, ora in disuso. Guadiamo un corso d’acqua e riprendiamo la bella strada panoramica che conduce a Ponte, altro cento vinicolo in cui possiamo ammirare l’Abbazia di Santa Anastasia. Ci avviciniamo rapidamente a Benevento, città in cui non mancano vestigia romane, tra cui spicca l’Arco di Traiano, punto di partenza della Via Appia Traiana, ovvero del percorso francigeno verso Brindisi. Meritano una visita il Duomo e soprattutto la chiesa di Santa Sofia, dell’VIII secolo, con l’attiguo chiostro.
Imboccata la Via Appia Traiana, che nel primo tratto purtroppo è stata soppiantata dalla nuova strada statale, che non ammette alternative, l’abbandoniamo dopo qualche chilomentro, percorrendo una serie di strade secondarie che ci conducono alla scoperta di un paesaggio agricolo collinare, dolce e vario, tra vigneti, uliveti e pascoli a perdita d’occhio. Gli orizzonti sconfinati fanno sì che il principale motivo d’interesse di questa parte dell’itinerario sia paesaggistico. I due centri abitati lungo il percorso sono Paduli, che merita una piccola deviazione per visitare il Palazzo Feudale, il vanvitelliano convento di Santa Maria di Loreto e la chiesa di San Giovanni Battisca, e Buonalbergo, che dal toponimo denuncia un passato di ospitalità ai pellegrini, dove si conclude l’itinerario con il Santuario di maria SS. della Macchia.
Deviazione San Salvatore Telesino – Faicchio
Questa prima deviazione parte dalla zona archeologica dell’Antica Telesia, nel territorio di San Salvatore Telesino e, proseguendo tra campi coltivati, intervallati da piccoli boschi ci porta fino al centro storico di Puglianello, costruito intorno al Castello Baronale e più avanti verso la valle del Titerno dove è possibile scoprire i ruderi di Torre Marafi, antica abbazia longobarda. L’itinerario si conclude a Faicchio davanti al Castello Medievale.
Deviazione Castelvenere – Guardia Sanframondi
Questo itinerario di raccordo unisce Castelvenere a Guardia Sanframondi. Concatenato con il percorso rosso e con il percorso blu, esso crea un anello che consete di visionare l’area del Titerno, ammirando un panorama molto interessante e visitando le principali attrattive storiche, culturali e religiose dell’area. Percorso in bicicletta, l’itinerario diventa molto impegnativo ma di grande soddisfazione, adatto ai ciclisti più allenati e tecnicamente preparati.
Deviazione San Lorenzo Maggiore – Faicchio
Da Santa Maria della Strada imbocchiamo una ripidissima salita tra i vigneti, che conduce prima a San Lorenzo Maggiore e quindi Guardia Sanframondi, dominata dal Castello Normanno, dove possiamo visitare il Santuario dell’Assunta. Viaggiando verso ovest ci avviciniamo a Cerreto Sannita, interessante “città di fondazione”, ricostruita dopo il terremoto del 1688, in cui piccano l’Episcopio, il Seminario, la monumentale chiesa di San Martino e la Cattedrale della Ss. Trinità, oltre a numerosi palazzi nobiliari. Imboccata la valle del Titerno attraversiamo il caratteristico borgo di San Lorenzello, e dopo un bel tratto di saliscendi, arriviamo al convento di San Pasquale, dove possiamo ammirare un bel panorama sulle valli del Titerno, del Calore e su Faicchio, punto di arrivo.
Deviazione Benevento – Pietrelcina
Seguendo la strada che porta verso il Fortore si raggiunge un territorio dai colori pastello e dalle linee dolci che ne esprimono una “naturale” spiritualità. Siamo a Pietrelcina, un paese noto per la figura di Padre Pio. Spostandoci nella zona più alta raggiungiamo Piana Romana.

La Via Franchigena del Sud
 

Statua di Padre Pio

San Pio da Pietrelcina
Pubblichiamo la foto della statua di San Pio da Pietrelcina che fu posizionata una decina di anni or sono nella piazza antistante l’edificio scolastico, lungo via Roma, a San Lorenzo Maggiore

Lo spazio antistante la statua viene utilizzato dai bambini per giocare e dagli anziani per sedere in tranquillità magari recitando qualche prece.

In fondo alla pagina, invece, pubblicamo una foto della gigantesca statua di Padre Pio che fu posta in mezzo alla Rotonda dei Pentri, che si incontra uscendo allo svincolo di Benevento Ovest, da dove ci si può inoltrare sulla strada che porta a Pietrelcina. Sembra un monumento dedicato a qualche eroe dei cartoni animati giapponesi in voga agli inizi degli anni ’80.

Lascio giudicare ai visitatori quale statua rappresenti meglio la semplicità che contraddistinse la personalità del Santo di Pietrelcina.

Statua di San Pio da Pietrelcina
Padre Pio, al secolo Francesco Forgione
Statua di Padre Pio alla Rotonda dei Pentri a Benevento
 

Oscuramento

Oscuramento
Come in altre località d’Italia e d’Europa, anche nel nostro paese la guerra impose alla popolazione civile l’adozione di misure precauzionali sul rispetto delle quali vigilavano, in modo più o meno severo, le autorità militari e la milizia fascista

Tra le abitudini che i Laurentini furono costretti a mutare, vi erano quelle relative alla gestione della illuminazione pubblica (nelle strade) e privata (nelle abitazioni).

Le necessità dettate dalla guerra, imponevano ai centri abitati di non essere individuabili di notte, nell’oscurità, da eventuali aerei nemici che sorvolassero il territorio italiano perché avrebbero potuto sganciare bombe sulle case illuminate oppure orientarsi per raggiungere le destinazioni delle loro incursioni. Bisognava osservare le norme del cosiddetto oscuramento, cioè fare in modo che nessuna luce fosse visibile dall’alto. Era obbligatorio chiudere gli sportellini dietro le finestre delle abitazioni e spegnere le luci che potessero essere viste all’esterno. Chi aveva delle lampadine, le copriva con una calza nera per attenuarne il chiarore in modo che la luce che ne scaturiva risultasse più fioca.

L’oscuramento scattava alle ore 18:00 quando giovani fascisti giravano per le strade del paese incitando a spegnere le luci ed a coprire i vetri delle finestre in modo che non trapelasse alcun chiarore, gridando la frase: “spegnete le luci”.
Alle 18:00 scattava anche il coprifuoco – cioè il divieto di uscire per le strade se non in possesso di un particolare permesso – e durava sino alle ore 8,00 del mattino successivo.

Ringraziamo Romeo Ferrara per averci fornito tali notizie.

 

Festa del grano dedicata a Maria S.S. della Strada

Icona di Maria S.S. della Strada
Anche quest’anno non è mancata la festa laurentina che, più di tutte, si contraddistingue per il suo rimanere inalterata nel tempo. La festa in onore di Maria S.S. della Strada si è svolta a San Lorenzo Maggiore, in Contrada Piana, nei giorni 6 e 7 luglio.
Si ringrazia il Comitato Festa della Piana di San Lorenzo Maggiore, composto da: Iannotti Emilio (Presidente), Iannotti Franco Lino, Nifo Sarrapochiello Lorenzo, Mazzone Domenico, Iannotti Mario, Di Libero Lorenzo, Salvatore Tommaso e Clarizia Graziello. Sono intervenuti, inoltre, Carmine Nardone, ex Presidente della Provincia e Presidente di Futuridea, e l’Assessore Provinciale alla Cultura e al Turismo Carlo Falato.
Seguire l’articolo per guardare alcune foto della Festa dei Carri di Grano.